Uno dei temi più discussi dall’inizio della pandemia Covid-19 è quello della scuola. Organizzazione, modalità di svolgimento delle lezioni, nuovi strumenti, supporti e molto altro sono stati (e sono tuttora) elementi di rilievo nella progettazione e programmazione a livello nazionale. I periodi di lockdown e le restrizioni necessarie per il contenimento dei contagi hanno messo a dura prova questo settore e hanno portato a conseguenze importanti per quanto riguarda non solo l’organizzazione del lavoro, ma anche il benessere degli individui. Nel mondo della scuola non possiamo soffermare l’attenzione soltanto sui programmi scolastici e sugli apprendimenti; dobbiamo anche analizzare i bisogni dei bambini e dei ragazzi durante questo periodo, in modo da tutelare la loro salute fisica e mentale. Diventa quindi fondamentale prendere in esame non solo le modalità di apprendimento, ma anche le caratteristiche della persona che apprende.
Proprio in merito a questo argomento, la scorsa settimana è stata presentato il disegno di legge – approvato quasi all’unanimità dalla Camera – che prevede l’introduzione nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado di un nuovo metodo didattico in grado di sviluppare negli studenti competenze non cognitive. Queste competenze, le cosiddette life skills, sono delle abilità che permettono all’individuo di adattarsi e rispondere positivamente alle richieste, sia sul piano individuale che sociale; sono abilità che riguardano la stabilità emotiva, la gestione dello stress, la comunicazione efficace, il problem solving, l'apertura mentale, il pensiero creativo e critico.
Riprendendo le parole dell’onorevole Valentina Aprea, membro della Camera dei deputati, questa proposta di legge mira ad «un allenamento e un'educazione alle cosiddette competenze trasversali, dal pensiero critico alla creatività, dalla comunicazione alla collaborazione, con particolare riferimento alla capacità di saper lavorare in gruppo in vista di un obiettivo comune, prevedendo ed eventualmente gestendo conflitti, ma anche e soprattutto facendo sperimentare ed educare alla curiosità e all'iniziativa con una buona capacità di determinazione, di adattabilità e di leadership, interagendo con gli altri in un modo consapevole della propria identità e cultura e nel rispetto di quelle altrui».
L’obiettivo di dare rilievo alle competenze trasversali degli allievi non è una novità; già le linee guida del MIUR (“Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”, 2014) in materia di orientamento permanente centrato sulla persona prevedevano proprio lo sviluppo delle competenze trasversali quali la responsabilità, lo spirito di iniziativa, la motivazione e la creatività, il tutto a seguito di una formazione per gli insegnanti.
Cosa prevede quindi questa proposta di legge? Si tratta di una sperimentazione della durata di 3 anni, su base volontaria, per prevenire la povertà educativa e la dispersione scolastica. La programmazione sembrerebbe più rigorosa rispetto ai programmi precedenti, essendo suddivisa in due parti distinte: un primo anno di formazione dei docenti, i quali poi, nei successivi due anni del progetto, lavoreranno all’interno delle classi per sviluppare e rafforzare le life skills. Non verrà introdotta una nuova materia (come è stato per l’Educazione civica) ma saranno gli insegnanti stessi ad inserire come riterranno opportuno il lavoro sulle competenze trasversali nei loro insegnamenti.
L’obiettivo della proposta è ambizioso e, in quanto psicologa, ritengo fondamentale dare rilievo non solo alle abilità di base e agli insegnamenti tradizionali, che devono comunque essere obiettivo principale del percorso di studi, ma anche alle abilità cognitive, che non possono essere scisse da quelle della sfera emotiva e relazionale. Noto inoltre – vivendolo anche in prima persona nel mio lavoro – un bisogno sempre maggiore di accrescere il “saper essere” delle giovani generazioni all’interno dei vari contesti. Questi ultimi 2 anni di pandemia ci hanno insegnato quanto sia necessario saper rispondere in maniera positiva e proattiva alle sfide, alle difficoltà e alla complessità di certe situazioni (a tal proposito, rimando ad un mio precedente articolo “Sì cambiare! Come rispondere alle difficoltà” https://www.utensiliaaps.com/blog-detail/post/110321/s%C3%AC-cambiare-come-rispondere-alle-difficolt%C3%A0) e le life skills sono aspetti chiave per il raggiungimento del benessere personale e sociale. Esse promuovono motivazione e benessere mentale, fattori protettivi per gli individui che nel contesto della scuola possono ridurre non solo l’insuccesso scolastico, ma anche il rischio di abbandono degli studi.
Tuttavia, mi chiedo se gli attuali interventi proposti saranno realmente efficaci nel raggiungimento di questi obiettivi. È vero che c’è un interesse sempre maggiore verso le competenze trasversali e ciò denota un cambiamento a livello culturale; stiamo infatti dando sempre più valore agli aspetti legati alla consapevolezza di sé e ai rapporti interpersonali, ma dobbiamo anche trovare strategie efficaci da attuare in sistemi così complessi come la scuola. La proposta di legge, come detto prima, prevede un periodo di formazione per i docenti, base ovviamente necessaria per renderli competenti e capaci di lavorare su certe abilità; il problema è che per ciò che riguarda l’integrazione delle conoscenze nel lavoro con gli allievi per adesso non ci sono linee guida precise. Inoltre, questa proposta non prevede né un incremento a livello di organico né di ore di insegnamento aggiuntive, fattori che renderanno con tutta probabilità ancora più faticoso il lavoro dei docenti, che dovranno inserire un lavoro aggiuntivo al programma, nello stesso quantitativo di tempo ed in classi sempre più complesse a livello di gestione.
In attesa di vedere come andranno discussione e votazione in Senato previste dall’iter parlamentare, mi auguro che questi aspetti vengano presi in considerazione e delineati con modalità e richieste consone al mondo scolastico odierno. Il fatto che si ponga sempre più attenzione sugli aspetti personali e relazionali degli allievi è in ogni caso molto positivo; è infatti interessante notare che questa proposta è passata alla Camera con 340 voti a favore, 5 astenuti e nessun contrario, risultato che ci mostra quanto rendere più competenti i ragazzi rispetto alle competenze trasversali sia un obiettivo comune e sentito, e questo è sicuramente di buon auspicio per future progettualità in tale ambito.