Di identità e di appartenenza si parla e si è sempre sentito parlare molto. Un mondo ormai diventato un villaggio globale come quello in cui viviamo oggi, ha reso, se possibile, l’identità ancora più centrale nella scena politica, sociale ed economica. Negli anni, il concetto di identità e quello di alterità si sono sempre più avvicinati, portando alla conseguenza del riconoscersi in un gruppo perché diverso da un altro. Si pensi, per esempio, alla narrazione del migrante invasore pronto ad imporre la propria legge, la propria religione e il proprio stile di vita. Si pensi, ancora, all’immagine delle persone LGBTQ+ che con il loro essere e per l’attribuzione di una passione per il gender, inventato soltanto da chi ne paventa la diffusione, corromperebbero gli animi e i costumi che di tradizionale non hanno che il titolo. Per quanto queste argomentazioni ci suonino estremamente contemporanee, simili preconcetti e pregiudizi caratterizzano la storia dell’umanità. Storia che è estremamente caratterizzata dall’Altro (utilizzo qui la maiuscola per intendere un altro popolo, un altro gruppo religioso, gruppo identitario, politico e così via). L’Altro è il nostro specchio e per questo colui che ci terrorizza e ci fa capire i limiti della nostra identità.
Il pronao, letteralmente la parte antecedente al naos (cella), ossia la zona sacra dei templi greci e romani, era il luogo adibito al dibattito filosofico, al dialogo tra coscienze. Così il nostro progetto vuol richiamare lo spazio di dialogo e di dibattito in cui ognuno è libero di portare al proprio interno le proprie opinioni, le esperienze di vita e soprattutto la propria identità sentendosi libero di condividere ogni pensiero con gli altri in un clima di rispetto reciproco. Il progetto, appena conclusosi, si è svolto nell’arco di un mese sotto l’attenta guida dei membri dello staff di Utensilia, Danny Casprini, Suleman Murad, Chiara Tonnoni e Arianna Vellone, moderatori delle 4 sessioni di dialogo online. Pronao è riuscito nell’intento di instaurare un dialogo intergenerazionale, multi-identitario, multiculturale e interreligioso dal quale sono emerse considerazioni estremamente interessanti circa l’attuale composizione della popolazione e della cultura italiana. In particolare, il progetto ha fatto emergere come quella che definiamo tradizionalmente la cultura mainstream (primaria) italiana non si rifletta in tutti i tessuti della popolazione. Durante tutte le sessioni di dialogo facilitato i partecipanti non hanno mancato di rimarcare tramite esperienze o opinioni personali la presenza di conflitti tra la loro identità e il sentimento di “italianità” comunemente definito.
Pronao è stato un percorso che lo staff di Utensilia APS ha fatto con i partecipanti al fine di acquisire una maggiore consapevolezza di come i bagagli culturali e religiosi, sia individuali che collettivi, contribuiscano alla definizione della nostra, o delle nostre, identità, sia come persone che come appartenenti a un popolo, a un gruppo, a una comunità. Fin dal primo incontro i partecipanti nel progetto hanno avuto modo di riflettere sulla propria identità, analizzando nel dettaglio i gruppi identitari nei quali si riconoscono in senso biologico, spirituale, di affiliazione o di elezione, confrontandosi con gli altri e condividendo storie di vita, momenti di difficoltà, situazioni di conflitto dovute alla loro identità, ma anche auspici e speranze per la creazione di una comunità più aperta e inclusiva.
Una volta creato un sentimento di fiducia tra i partecipanti ci siamo addentrati nel tema della manifestazione della spiritualità e della religione sia nella sfera privata che in quella pubblica, analizzando come i partecipanti vivono questa parte della loro identità nella propria individualità, in famiglia, ma anche sul posto di lavoro, a scuola e nelle altre formazioni sociali delle quali fanno parte. Questo ha permesso a tutti di condividere storie legate alla propria spiritualità, al percorso fatto per prenderne coscienza, ma anche casi in cui i partecipanti si sono trovati in situazioni di conflitto sia con se stessi che con l’ambiente circostante, così come situazioni in cui gli stessi si siano sentiti vittima di un pregiudizio. La condivisione di storie personali non solo ha contribuito allo sviluppo di un ottimo livello di empatia all’interno del gruppo, ma ha anche stimolato l’introspezione così come la curiosità degli altri partecipanti nei confronti di coloro che hanno avuto percorsi molto diversi dal proprio, contribuendo alla creazione di un senso di appartenenza al gruppo e guidando il dialogo verso orizzonti nuovi, inesplorati dai moderatori.
Nel percorso un’ampia attenzione si è rivolta sulle interazioni tra le identità personali e i dettami della religione così come tra di essa e quella che viene considerata la cultura popolare italiana. La discussione ha fatto emergere molti temi legati soprattutto all’etica, alla libertà di espressione, alla riflessione individuale, al sentimento di attaccamento che si crea tra i membri di una stessa formazione sociale siano essi la famiglia o la comunità religiosa. Dall’altro lato sono emersi anche valori negativi quali le imposizioni e le restrizioni alla libertà personale giustificate dalla religione, gli stereotipi e i cosiddetti ruoli tradizionali dei sessi.
Proprio sui concetti di stereotipo e di pregiudizio si è concentrata la discussione finale del progetto facendo emergere molte storie diverse, così come diverse concezioni del pregiudizio stesso. Dalla visione più goliardica quale stereotipo legato alla nazionalità, in cui è facile riscontrare un fondo di verità, fino ai casi estremi di come sulla base di un pregiudizio si è giunti alla discriminazione, al razzismo, ma anche al conflitto tra fedi, tra popoli e tra ideologie. Qualunque sia la visione di pregiudizio adottata dai partecipanti, tutti concordano sul fatto che sia necessario un lavoro cognitivo ed educativo per fare in modo che i pregiudizi non arrivino alle estreme conseguenze passando da una visione sommaria e superficiale della realtà ad una più attenta e significativa conoscenza dell’Altro.
Pronao ci ha permesso di riflettere sul significato di identità, sul senso di appartenenza ad un determinato gruppo, ma anche su come il proprio bagaglio culturale, sociale e religioso influisca nella definizione di se stessi. Tramite i 4 incontri online abbiamo compreso come la cultura italiana sia molto più eterogenea di quello che pensiamo, di come sia riduttivo parlarne facendo riferimento al paradigma cristiano cattolico. L’Italia, per collocazione geografica, è un paese mediterraneo con una cultura devota alla curiosità, alla ricerca e alla scoperta, basti pensare alle grandi menti che il nostro bel Paese ha nutrito e coltivato. L’Italia è un paese in cui nei secoli si sono succedute e avvicendate innumerevoli civiltà e forse ognuna di esse ha lasciato una traccia. Il nostro è un Paese in cui si sono sempre parlare lingue diverse, in cui ancora il campanilismo supera il senso di unità. Noi italiani siamo stati nei secoli Etruschi, Romani, barbari, sudditi di regni e signorie, cittadini di repubbliche e comuni, stranieri in patria e cittadini del mondo, siamo stati divisi e poi uniti e proprio per questo è difficile definire in senso univoco la cultura italiana e il suo popolo. Una serie di gruppi accomunati dalla stessa tendenza a quello che la vulgata definisce “paganesimo” e votati ad approcciare ogni aspetto della vita, ivi compreso il credo - quale esso sia - secondo tale tendenza.
La cultura italiana non è solo la celebrazione del Natale, della domenica e delle altre feste comandate, non è solo il pranzo in famiglia; la cultura italiana è dialogo, è arte, architettura musica, scienza, stato di diritto e rispetto delle istituzioni ed è attraversata da molte venature di anticonformismo. La cultura italiana è storia e allo stesso tempo evoluzione e per questo non può essere compresa in un’unica categoria. La cultura italiana è capace di includere ed escludere allo stesso tempo come ci hanno dimostrato le discussioni intrattenute durante il progetto. La cultura italiana è in divenire e, forse, allo stesso tempo non è mai cambiata: la percezione che ne abbiamo nel 2020 riflette la società contemporanea così diversa dalla sua antecedente storica oppure è frutto di una diversa cognizione personale che ne carpisce la vera natura? Per il momento non riusciamo a rispondere a questa domanda, ma ci auguriamo di poterlo fare a breve in un secondo ciclo del nostro progetto Pronao.