A partire dalla seconda metà del Novecento l’Europa è stata investita da consistenti flussi migratori e gli Stati europei si sono dovuti confrontare con una serie di situazioni e problematiche nuove rispetto al passato, strettamente collegate ai nuovi contesti sociali multietnici che conseguentemente si sono venuti a creare. Basta pensare alla gestione e limitazione dei flussi, alle modalità di acquisto della cittadinanza, al riconoscimento dei diritti civili, sociali e politici agli stranieri, alla disciplina del lavoro e della famiglia, alla integrazione degli immigrati di prima e seconda generazione e alla tutela della loro identità culturale.
La realtà attuale è, a tutti gli effetti, una realtà multiculturale, contraddistinta sempre più dalla compresenza di culture, tradizioni, costumi e religioni diverse, alla luce delle quali il conflitto sociale assume valenze nuove, caratterizzato da dinamiche di inclusione/esclusione e incontro/scontro. In particolare, è da decenni ormai che si registra in Italia una forte immigrazione, soprattutto da parte di persone provenienti dal Nord-Africa, dal Medio-Oriente e dai Balcani, persone giunte con il proprio bagaglio di usanze e costumi. L'Italia, a causa dei suoi confini difficilmente supervisionabili, data la sua collocazione geografica aperta sul Mediterraneo, è notevolmente esposta alle migrazioni e per questi motivi, negli ultimi trent'anni, è diventata il principale punto d'approdo per i cittadini provenienti dal terzo mondo, ma anche un passaggio obbligato per coloro che invece sono diretti verso altri Stati europei. Così, la tendenziale omogeneità culturale del nostro Paese si è andata progressivamente erodendo e l’immigrazione è diventata per l’Italia fonte di pluralità di culture.
Il concetto di società “multiculturale” non può limitarsi ad indicare semplicemente la compresenza di culture diverse in un determinato ambito nazionale, ma rinvia necessariamente ad un particolare modo di relazionarsi tra di esse. Si può definire una società “multiculturale” quando al suo interno, tutte le differenze di costume, cultura, etnia, sono ugualmente rispettate in una reciproca tolleranza.
La composizione multietnica, l’eterogeneità religiosa e culturale della società moderna, hanno inevitabilmente fatto emergere tensioni e conflitti culturali nel rapporto interrelazionale tra certe minoranze e gli ordinamenti giuridici vigenti in Europa, che hanno trovato espressione in una forte contraddizione di determinate usanze e/o consuetudini di alcuni gruppi con il sistema penale del Paese ospitante. Occorre allora riflettere su come coniugare il principio di tutela dell’unità nazionale sul piano, soprattutto, sociale, giuridico ed economico, con la necessità di assicurare alle altre culture il diritto di esprimersi nel proprio particolarismo e nella propria diversità; ciò dovrà avvenire anche attraverso la conferma di un quadro minimo di valori condivisi e nel rispetto della dignità della persona, in forza del quale lo Stato ha l’obbligo di garantire a tutti gli individui indistintamente pari diritti e opportunità. Alla base di tutto ciò vi è lo stato democratico contemporaneo, nel quale l’elemento cardine è il riconoscimento dei diritti fondamentali, un punto di partenza per fondare quel pluralismo politico, istituzionale, sociale e culturale di cui le odierne Costituzioni sono divenute l’espressione più significativa. È necessario che l’odierna società multiculturale, espressione del cambiamento del tessuto sociale avvenuto negli ultimi anni, venga coordinata da una azione politica che garantisca l’integrazione degli appartenenti ad altre tradizioni e culture, intervenendo su eventuali situazioni di esclusione sociale, culturale ed economica. Rientra nei compiti dello Stato trovare un equilibrio tra gli interessi degli autoctoni e la richiesta sociale proveniente dalle minoranze, al fine di garantire unità e coesione ed evitare i problemi di disgregazione sociale. È per questo motivo che il tema dell’identità culturale non dovrebbe mai essere trascurato, anzi, indagato e approfondito, e dovrebbe essere garantita la partecipazione attiva ai processi decisionali e allo sviluppo sociale, anche a coloro che sono portatori di una cultura e di un’identità diversa.
Occorre essere consapevoli che stiamo vivendo in un mondo in cui sono venute meno barriere di qualsiasi tipo: le nostre società continuano e continueranno inevitabilmente ad accogliere i migranti e con essi le loro variegate identità di cui sono portavoce. Il rispetto della diversità culturale sembra costituisca il presupposto per poter convivere con l’Altro, ma il problema è capire fino a che punto la tutela di pretese particolaristiche finalizzate alla salvaguardia dell’integrità del bagaglio culturale di ciascun individuo possa spingersi, con riguardo soprattutto ai principi universalistici dello Stato di diritto democratico.